Il microbiota intestinale è l’insieme dei microorganismi che risiedono nel tratto gastrointestinale con caratteristiche uniche per ogni individuo.
Il genoma del microbiota intestinale è almeno 100 volte superiore a quello umano e si definisce “microbioma”. Grazie a questo immenso patrimonio di geni, il microbiota intestinale svolge, con le sue funzioni costitutive e funzionali, un ruolo cruciale nella definizione dello stato di salute, agendo come barriera nei confronti dei microrganismi patogeni, modulando la risposta immunitaria ed esercitando funzioni metaboliche centrali nell’organismo ospite, che per questo motivo deve essere considerato come un sistema complesso e, quindi, come un “superorganismo”.
Variazioni nella composizione e nell’espressione genica del microbiota intestinale sono associate al rischio di insorgenza di varie patologie del tratto gastro intestinali come (malattie infiammatorie croniche intestinali, sindrome del colon irritabile, celiachia, ecc.), ma sembrano coinvolte anche nella insorgenza e nella progressione di importanti malattie sistemiche non trasmissibili (allergie, malattie metaboliche, oncologiche, neurodegenerative e neuro-infiammatorie croniche ecc.)
Grazie a tecniche molecolari sempre più avanzate e di analisi sempre più sofisticate oggi si è in grado , attraverso un test semplice e non invasivo, di conoscere la composizione e lo stato di benessere del nostro microbiota, permettendoci di giocare d’anticipo per preservarne l’equilibrio o correggere eventuali condizioni di disordine riducendo notevolmente il rischio di molteplici patologie.
Quando è più consigliato fare l’esame del microbiota intestinale?
- Insorgenza e/o persistenza di sintomi intestinali o urogenitali di lieve o moderata entità (coliti, diarree ricorrenti, stipsi, cistiti, uretriti ecc.) nell’ottica di prevenire il decorso in eventuali patologie vere e proprie
- Sovrappeso e obesità per integrare piani nutrizionali mirati a un sano controllo del peso
- Necessità nutrizionali specifiche. Per chi pratica ad esempio un’attività sportiva particolarmenteintensa o a livello agonistico può essere importante conoscere il livello di efficienza metabolica del proprio microbiota anche per migliorare le performance adottando un regime alimentare personalizzato
- Diverse fasi della vita:
- Infanzia e vecchiaia per favorire una corretta maturazione batterica nel primo caso e limitare gli effetti tipici dell’invecchiamento quali depressione immunitaria e l’instaurarsi di processi infiammatori nel secondo
- Gravidanza e allattamento per sostenere lo sviluppo microbico del neonato
- Menopausa per affrontare meglio i cambiamenti metabolici e ormonali
- Infanzia e vecchiaia per favorire una corretta maturazione batterica nel primo caso e limitare gli effetti tipici dell’invecchiamento quali depressione immunitaria e l’instaurarsi di processi infiammatori nel secondo
Cosa analizza il test del microbiota?
Dall’analisi del microbiota intestinale si possono rilevare importanti informazioni:
- Integrità della barriera intestinale
La barriera intestinale è formata da cellule che rimangono adese le une alle altre per mezzo di giunzioni serrate (tight junction) e sono rivestite da uno strato di muco superficiale. Una maggior protezione si associa ad uno strato di muco più spesso e ad una maggior adesività delle cellule. Quando la barriera è integra l’intestino è sano e riesce a bloccare efficacemente le sostanze nocive, quando invece lo strato di muco si assottiglia e le giunzioni si allentano l’intestino risulta permeabile: lascia passare anche le sostanze dannose, che si riversano nel sangue provocando infiammazione. Questa condizione viene chiamata “sindrome del leaky gut” (letteralmente intestino gocciolante o permeabile), che se non viene trattata in tempo puo portare a problemi quali squilibri gastrointestinali, digestione lenta, gastrite, problemi dermatologici e sbalzi di umore. - Indice di disbiosi
L’analisi delle popolazioni microbiche, secondo tutti i livelli tassonomici, dai phyla fino alle specie, permette di definire lo stato di salute dell’intestino: eubiosi (benessere) o disbiosi (infiammazione). L’indice di disbiosi è un algoritmo progettato e sviluppato internamente all’azienda per fornire un’indicazione complessiva dello stato di salute dell’intestino. - Diversità delle popolazioni microbiche
L’assetto batterico intestinale in un organismo sano ha alcuni aspetti caratteristici nella composizione batterica riconosciuti dall’intera comunità scientifica internazionale. L’analisi del microbiota batterico permette di individuare e classificare (a vari livelli tassonomici) tutti i batteri presenti nel campione di feci analizzato, a partire dai Phyla che sono il livello più alto della classificazione, fino ad arrivare ai generi e alle specie batteriche. - Micronutrienti
Alcuni batteri che popolano il nostro intestino producono importanti sostanze benefiche, tra cui vitamine del gruppo A e B (B2, B6, B9, B12), acidi grassi a catena corta (butirrato, acetato e propionato) ed esopolisaccaridi (molecole alla base del biofilm batterico). Effetti dannosi sono invece generati dai lipopolisaccaridi (LPS), responsabili di una robusta risposta infiammatoria. Nitriti e acido solfidrico sono prodotti di degradazione batterica e sono tossici per l’organismo. - Sensibilità
L’istamina aumenta nel nostro organismo non solo tramite l’alimentazione, ma anche in presenza di specifici batteri che la producono. Alcune persone presentano una ridotta capacità di degradarla e sono quindi più soggette a riscontrare possibili intolleranze alimentari. Ogni individuo può essere più o meno sensibile al glutine fino ad arrivare, nel peggiore dei casi, a chi è celiaco e non può neanche respirare farine che lo contengono. Risulta importante valutare la personale frequenza di tollerabilità al glutine. - Sistema di difesa
Il microbiota intestinale influenza l’immunomodulazione regolando l’attività del sistema immunitario ed evitando che si attivi in modo anomalo (allergie o malattie autoimmuni). II microbiota intestinale contrasta inoltre i microrganismi patogeni, agendo da sentinella e creando un ambiente ostile alla permanenza degli ospiti indesiderati. I batteri “benefici” o protettivi concorrono nella produzione di vitamine e antiossidanti utili per la riparazione cellulare e per la regolazione dello stress ossidativo. - Patogeni
Alcuni dei batteri presenti nell’intestino possono essere la causa di infezioni e tossinfezioni (legate alla produzione di tossine a seguito dell’ingestione di acqua o cibo contaminato. La presenza anche a basse concentrazioni di questi patogeni, anche nel caso del meno famosi patogeni-opportunisti, può dare luogo a sintomi fastidiosi ed in alcuni casi pericolosi. non solo a livello intestinale. - Metabolismo
I rapporto tra obesita e alterazioni del microbiota intestinale e da tempo oggetto al studio. svariate ricerche hanno evidenziato come sovrappeso e obesità siano associati a squilibri della microflora intestinale, i quali hanno un ruolo non secondario in tutti i processi infiammatori e nei problemi di dismetaboismo. la presenza di specifiche comunità batteriche puo portare ad un forte incremento dell’efficienza anabolica, una condizione che puo indurre ad un sostanziale aumento di peso. Inoltre, è importante ricordare che molti batteri sono legati all’assorbimento e al metabolismo del glucosio. L’alterazione di questo delicato meccanismo fisiologico predispone a problemi quali l’insulino-resistenza e il diabete. - Asse intestino – cervello
II microbiota intestinale gioca un ruolo chiave nella comparsa dei principali disturbi neurologici: ansia, depressione e stress. I batteri comunicano costantemente col cervello: producono molecole del sistema immunitario, neurotrasmettitori e metaboliti in grado di interagire con i segnali neuronali e modificare così il nostro comportamento. - Cuore
Studi recenti hanno confermato l’associazione tra elevati livelli ematici di TAO (ossido di trimetilammina) ed il rischio di eventi cardiovascolari avversi. II TMAO è un metabolita prodotto dalla microflora batterica a partire da L-carnitina, colina o betaina. I batteri intestinali producono trimetilammina poi questa viene ossidata a TMAO a livello del fegato. È stata dimostrata una relazione dose-dipendente tra le concentrazioni di TAO ed il rischio cardiovascolare. II TMAO agisce inoltre in maniera indipendente rispetto agli altri fattori di rischio. - Pelle
La pelle e l’intestino sono collegati tra loro da un asse che prevede la partecipazione di molecole segnale e cellule immunitarie. In relazione a numerose malattie della pelle, un gran numero di batteri sintetizzano molecole che indirettamente possono influenzare la reattività immunitaria, il prurito e la pigmentazione della cute. - Vie Urinarie
La disbiosi intestinale è una delle cause che porta allo sviluppo di cistite. La maggior parte delle infezioni delle vie urinarie inizia nel tratto urinario inferiore (uretra e vescica). I calcoli renali sono invece riconducibili alla produzione di sostanze di origine batterica che facilitano la formazione di depositi di calcio e fosfato a livello dei reni.
Cosa aspettarsi
L’esame del microbiota permette di avere la “carta d’identità” della nostra componente batterica andandone ad analizzare complessivamente il suo stato di equilibrio e funzionalità.
In base ai risultati ottenuti, rigorosamente dietro consulto di un professionista di riferimento, sarà infatti possibile, se necessario, adottare le giuste strategie correttive basate principalmente sulla sana alimentazione e sull’eventuale integrazione con probiotici e/o prebiotici in base alle singole esigenze, anche in un’ottica di prevenzione.
L’importanza del medico e dello specialista
È fondamentale ricordare che i risultati del test del microbiota non vanno considerati come una diagnosi di patologia nel caso in cui si evidenzino stati non fisiologici.
L’esame del microbioma infatti ha il solo scopo di fornire indicazioni sullo stato di salute del microbiota intestinale al medico curante o allo specialista i quali, conoscendo anche la storia clinica del paziente, andranno ad eseguire la diagnosi vera e propria e a prescrivere il giusto intervento alimentare e/o terapeutico in base alle esigenze del singolo. Una volta ritirato il referto, è perciò raccomandato di evitare il “fai da te” apportando ad esempio modifiche alle proprie abitudini alimentari o al proprio piano di cura farmacologica senza aver prima consultato un professionista qualificato nella lettura di questi risultati.